Oltre 400 villaggi provvisori fin dal 1977 ospitarono 90.000 senza tetto in 25.000 alloggi che coprirono una superficie complessiva di 780.000 mq. Decidere i terreni sui quali edificare le baracche fu impresa complessa, perché i proprietari erano numerosi, a volte irreperibili in quanto emigrati, non di rado poco disposti all’espropriazione. Inoltre non esistevano norme di legge che consentissero di requisire nei tempi dell’emergenza gli spazi necessari all’insediamento provvisorio. Gli interventi del Commissario straordinario, protagonista della prima fase della ricostruzione, risolsero i casi che alcuni sindaci avevano affrontato senza successo. Da questo momento Comuni, Comunità, Province, Regione operarono come articolazioni di un unico organismo controllato da una opinione pubblica che di ogni scelta era divenuta parte responsabile (Baiutti, G. & Micelli, F., 2016, p. 10)