Agenda Digitale della regione friuli venezia giulia

collegamento al portale della Regione Friuli Venezia Giulia

Insediamenti provvisori e villaggi temporanei

Insediamenti provvisori

Oltre 400 villaggi provvisori fin dal 1977 ospitarono 90.000 senza tetto in 25.000 alloggi che coprirono una superficie complessiva di 780.000 mq. Decidere i terreni sui quali edificare le baracche fu impresa complessa, perché i proprietari erano numerosi, a volte irreperibili in quanto emigrati, non di rado poco disposti all’espropriazione. Inoltre non esistevano norme di legge che consentissero di requisire nei tempi dell’emergenza gli spazi necessari all’insediamento provvisorio. Gli interventi del Commissario straordinario, protagonista della prima fase della ricostruzione, risolsero i casi che alcuni sindaci avevano affrontato senza successo. Da questo momento Comuni, Comunità, Province, Regione operarono come articolazioni di un unico organismo controllato da una opinione pubblica che di ogni scelta era divenuta parte responsabile (Baiutti, G. & Micelli, F., 2016, p. 10)

Villaggi temporanei

I villaggi provvisori rispondevano a necessità pratiche, ma – al contempo – soddisfacevano spinte emotive e rispettavano valori culturali profondi. Il rifiuto di estraniarsi in patria, di scollare l’identità che luoghi e stili di vita avevano cementato, era una motivazione che concordava con l’esigenza di trattenere sul posto la forza lavoro necessaria alla ricostruzione delle abitazioni, alla ripresa delle attività produttive. La qualità dei prefabbricati, la loro ordinata disposizione – a quarant’anni dal sisma – dimostrano la razionalità del piano secondo il quale sono stati scelti e collocati. I paesi rimessi a nuovo rivelano in confronto una sorta di anarchia. Ogni famiglia ha edificato secondo un progetto proprio, secondo una idea personale del benessere e della modernità. L’omogeneità della tradizione, celebrata da ricerche decennali sulla ‘casa rurale’, è stata cancellata. (Baiutti, G. & Micelli, F., 2016, p. 11)