La solidarietà si manifestò come volontariato, donazione privata, soccorso istituzionale. Il Centro operativo di Majano, modello sul quale – secondo Giuseppe Zamberletti, Commissario straordinario del Governo – si fondò la Protezione civile italiana, fu sostenuto da volontari, per lo più studenti universitari, che distribuirono a tutta la popolazione terremotata i beni di prima necessità che in breve da ogni parte erano confluiti nei magazzini del Comune. Fu possibile soddisfare qualsiasi richiesta perché fu approntato un efficiente servizio di radioamatori a integrazione delle linee telefoniche, ma soprattutto perché nel momento dell’emergenza si instaurò un clima di fiducia tra terremotati, autorità comunali e giovani volontari. La collaborazione tra queste forze altrove non conobbe gli stessi ritmi positivi. Anzi si ebbero forme energiche di protesta per ogni ritardo o inadempienza del potere locale anche perché si temeva che l’esperienza del Belice potesse ripetersi. L’Associazione Nazionale Alpini dimostrò comunque la massima efficienza del volontariato costruendo, ristrutturando, riparando migliaia di case, proponendosi come esempio alle altre organizzazioni. Nella gara di solidarietà – ad altro livello – si distinsero per personale e mezzi messi a disposizione le amministrazioni regionali di Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Toscana. Anche le unità militari provenienti da Austria, Canada, Francia, Germania, Jugoslavia e USA operarono a livello istituzionale affiancando esercito e vigili del fuoco italiani. Donazioni di privati – generalmente dirette ai Sindaci dei Comuni o a gruppi operanti sul campo – mantennero un flusso costante in quanto l’opinione pubblica abbinò sempre le immagini della catastrofe alla volontà di ricostruire. È difficile ricordare tutti coloro che parteciparono alla ripresa perché i soccorsi arrivarono dai luoghi e dalle persone più impensate. Almeno un cenno si deve tuttavia dedicare agli emigrati friulani che condivisero la passione dei giorni del terremoto e sostennero con generosità la ricostruzione. (Baiutti, G. & Micelli, F., 2016, p. 161)